Friday, January 05, 2007

Fratello, dove sei?

Una storia strampalata di fine anno...

...dedicata al mio conterraneo Frank Capra, scomparso il giorno in cui compivo venticinque anni e che sessant'anni fa realizzava uno dei film più belli della storia del cinema, e a James Stewart, una persona onesta e sincera, a dieci anni dalla sua morte.

Fratello, dove sei, o meglio, Oh Brother, Where Are Thou?, che per i cinefili (non per i cinofili) è il titolo originale di un film dei fratelli Cohen, con una stupenda colonna sonora, ma soprattutto "liberamente ispirato all'Odissea di Omero", la storia di un ritorno a casa ambientato nelle praterie del sud degli Stati Uniti. Questa domanda è rimbalzata violentemente l'altra notte sulle pareti del mio cervello, spinta da un chimico tsunami di adrenalina, mentre cercavo disperatamente di fare ritorno alla mia, di casa.

Certo, per uno che è stato a New York, Londra, Chicago, Roma, Milano, Palermo, Boston, Parigi, e pure a Partinico, Cesano Boscone e Melide, e che si vanta di essersi perso solo una volta in un tessuto urbano, e quella volta per un evidente intervento della Provvidenza, che cosa volete possa fare South Bend, città così piccola che neanche la si nomina quando si parla dell'Università di Notre Dame che la ospita e che vive solo del ricordo di essere stata il luogo dove si produceva la Studebaker negli anni 50? Per colui che, avendo vissuto fregiandosi per quarant'anni dell'etichetta di "turista umano", che ama fare un biglietto giornaliero per i mezzi quando va in una città nuova per poi saltare da un mezzo all'altro alla ventura, che cosa può rappresentare la "città" di confine tra Michigan e Indiana? Può essere la crisi di mezz'età, la depressione, l'istinto suicida, la perdita di ogni certezza, il naufragio esistenziale, la consapevolezza di essere gettato nell'essere, o peggio ancora... forse il destino mi conduceva al ripido bivio dove Heidegger, Nietzsche, Amleto, Pascal, Dante, Michael Jackson e forse anche Paris Hilton avevano sperimentato l'ebbrezza del baratro esistenziale.


Certo, il mio approccio era stato supponente ma anche sfortunato, se pensate che avevo preso (per sicurezza) la cartina topografica ma quella della città vicina, Elkhart, cosa che contribuito ad incrementare l'entropia del sistema, senza dare nessuna certezza e che pure era un inganno, come si vedrà in seguito pienamente comprensibile. E vabbene che pioveva. E passi pure che era già buio.

Insomma, calmo calmo, tomo tomo, mi recavo alla Messa di fine anno alla cattedrale di St. Matthews, che tutto sembra fuorché una cattedrale al contrario della Basilica di Notre Dame. E in cinque minuti ero lì, prometto. La Messa, per chi non lo ricordi, dura un'ora e come si è visto nei capitoli precedenti, viene cronometrata dal presbiterio. In quel breve tempo si è verificato un fenomeno che mi è capitato altre volte, ma che stavolta, col favore delle tenebre e della pioggia (grazie del favore!) si è dimostrato letale. Prendi la macchina, accendi la radio e ripercorri la stessa strada in senso opposto. Tutto bene. Sono passati cinque minuti ed esattamente al contrario, come il rewind di un dvd, hai rivisto tutte le case, gli incroci, gli edifici degli di rilievo, le strade che avevi incontrato all'andata. L'unico problema è che non eri più lì, cioè là, cioè in definitiva al punto da dove eri partito, casa insomma.
Per questo fenomeno, mi veniva in mente un'unica spiegazione plausibile



Il che poteva essere chiarito nel modo seguente


Cioè, mi trovavo in una dimensione completamente diversa, in un tempo nel quale, percorrendo a ritroso la stessa strada, ero finito in un mondo diverso o magari nello stesso mondo, ma in un'altra data. Sono cose che possono succedere il 31 dicembre. Il mio orgoglio di bussola vivente era salvo, l'unico fatto era riuscire a scambiare di nuovo il tempo con lo spazio, cioè ritrovare la retta via. Di solito si cerca di ritrovare sé stessi a fine anno, questo per me non era più un proposito, piuttosto un'esigenza: che sarebbe successo se a mezzanotte, Cinderella Man non avesse trovato il suo posto nel mondo? La sua Camry si sarebbe tramutata in zucca? E che ne sarebbe stato di lui?

Ovviamente, come in tutti gli esperimenti mentali, non potevo ricorrere a una mappa, cioè in realtà ce l'avevo, ma per sbaglio, leggendo il sottotitolo Indiana, avevo preso la cartina di un'altra città. E ovviamente proprio in quella circostanza avevo lasciato a casa il cellulare. Vabbé, ho sempre l'auto e in fondo sono in una piccola città. Probabilmente, girato l'angolo, troverò un indizio, un nome, una strada che conosco e ritornerò nel mondo che avevo lasciato.
Io ho visto i film americani e cose del genere succedono. Lo stesso commesso di colore che hai incontrato al mattino, ti appare in Ferrari e ti scorta fino al cortile. Insomma, la solita magia americana. Un sorriso beffardo mi appare nel cervello, ma per non dare soddisfazione al solito regista di fine anno, non lo comunico alle labbra. Ma dentro sono più che certo. Infatti, dopo pochi metri, mi imbatto in Ironwood Road, che ho percorso migliaia di volte; l'America è sempre prevedibile, fin troppo magari: subito dopo, ecco il solito incrocio con ai quattro angoli rispettivamente Walgreen's e CVS (due drugstores che vendono anche medicinali, quei negozi che fanno impazzire mia cugina farmacista perché in Italia le ruberebbero il lavoro, e che si spartiscono gli USA, fronteggiandosi proprio sulla linea dell' Indiana...).; e, sui lati opposti, il solito distributore di benzina Marathon e il ristorante Speedway. Sicuro, continuo sulla stessa via e passato qualche altro isolato, un altro nome conosciuto. WoW! Trovo il St. Joseph River, che è sempre il punto di riferimento e lo passo, finché arrivo all'Università dell'Indiana: so di essere a pochi minuti da casa e, dopo venti minuti sono in aperta campagna, nessun segnale. Mi sento tradito, come Tom Hanks dalla FedEx. E non c'è neanche Wilson.

Inversione a U, si torna indietro, fino al famoso crocevia, certo mi sono sbagliato, ho preso la strada per il verso opposto (i cartelli sono posizionati perpendicolarmente e non sul lato della carreggiata) e mi sono confuso, logico. E dopo un po' riattraverso il solito fiume, con il solito ponte con i piloni, le luci della città vicina, rileggo nomi conosciuti, dovrei essere nel downtown e infatti cominciano le tipiche vie del Centro: Main, Center, etc.; adesso, scommetto con me stesso, a sinistra c'è la libreria comunale, e infatti la Library appare immediatamente appena mi volto puntuale come la scoperta di Plutone, solo che al posto di aver scritto St. Joseph, si presenta come la Mishawaka Library: il mio primo pensiero è che abbia cambiato nome da un giorno all'altro; il secondo è che dopo un ora di strada mi trovo praticamente al confine con il Michigan. Cioè dico, il Michigan! Un'altro Stato! Nessuno dubiti della mia ventennale abilità nella guida o della conoscenza della segnaletica o della topografia. E poi ho visto un sacco di film e ho letto tutti i Peanuts. Il sorriso che ancora si aggrappava a qualche sinapsi dentro la mia memoria, attratto allo stesso tempo dalle ire dell'amigdala, e questo provocava un certo mal di testa e una copiosa produzione di adrenalina. Il mio volto a stento riusciva ad evitare l'ira della famosa immagine di Jack Nicholson.

E questo, anche se con difficoltà, mi portava al seguente ragionamento, mentre la Camry andava, incurante dei dubbi del suo nocchiero. Il confine tra Indiana e Michigan, zona definita Michiana (che comprende le quattro città di South Bend; Mishawaka, Osceola ed Elkhart, le cui cartine topografiche sono assolutamente IDENTICHE, e io avevo ovviamente quella di Elkhart, la più inutile) è percorso da un fiume contorto, il St. Joseph, che attraverso un numero indefinito di città, tutte con la stessa struttura urbana, percorse da strade parallele che mantengono il loro nome all'infinito, in direzione est-ovest o al contrario, come avrebbe detto Eraclito. Queste sono Ironwood, Hickory, e tante altre, che a questo punto ritengo attraversino l'intero subcontinente, passino sotto le montagne (Montagne Rocciose e Appalachi, cioè Alpi e Appennini) e probabilmente, arrivate a New York o a Los Angeles si inabissano negli oceani, per riemergere, magari a Vladivostock in corrispondenza con la Transiberiana e a ovest, forse nel Camino de Santiago, in una sintesi cosmica che rimanda probabilmente all'origine dell'universo. Mi trovavo, pur arrabbiato, in quella che viene definita la via della metafisica, cioè ero quasi a casa mia.

Ora, nel tratto che ho avuto modo di esplorare, cioè appunto Michiana, tra le diverse città ci sono quartieri con case tutte uguali col loro bel giardino, che poi, come vedremo magari un'altra volta, sono le vere città, separate da incroci perpendicolari che ripetono nello stesso ordine via via i nomi di presidenti, santi, città e così via. Agli incroci principali ci sono sempre CVS, Walgreen's, Marathon e Speedway. Heidegger mi insegna che la ripetizione inutile del quotidiano è segno di un'esistenza inautentica e la critica di Marx alla economia di mercato , ripresa e corretta oggi da numerosi seguaci che guidano la lotta alla globalizzazione, mi diceva che la strada non era quella giusta. Rischiavo di finire nel vortice del nichilismo, al centro degli Stati Uniti.

La mia batteria interna dava segni di pericoloso esaurimento; mi sono fermato a un McDonald's, forse per dare inconsciamente l'opportunità a un giovane commesso che vi avrebbe trascorso malinconicamente l'ultimo dell'anno, di compiere la sua buona azione e vincere in extremis il premio cortesia. Per essere, è stato gentile, ma mi ha spedito esattamente al punto cardinale opposto, e così, passando di nuovo davanti all'Università dell'Indiana, sono finito in mezzo alla campagna in direzione opposta, quando come Mosé nel deserto pensavo di essere quasi entrato nella Terra Promessa; il sorriso, marinato nel frattempo dall'adrenalina, oramai sprofondato dall'ipotalamo nelle nebbie dell'incubo, si rifletteva impotente in un neurone-specchio di recente scoperta, rivelandosi un ghigno pazzoide e delirante, mentre sotto il St. Joseph scorreva tumultuoso.


Io, però, a differenza di Mosé e del popolo eletto, almeno quella sera, non avevo tradito alcuna alleanza e forse si levavano per me le preghiere che Frank Capra metteva in bocca ai parenti e amici di George Bailey: tanta gente mi vuole bene, anche a distanza per fortuna, più per merito proprio che mio.

I owe everything to George Bailey...
Help him, dear Father.

Joseph, Jesus and Mary.
Help my friend, Mr. Bailey.

Help my son, George, tonight.

He never thinks about himself, God,
that's why he's in trouble.

George is a good guy.
Give him a break, God...

I love him, dear Lord.
Watch over him tonight...

Please, God,
something's the matter with Daddy...

Please bring Daddy back.


Sia chiaro, non mi attribuisco nessuno dei meriti dell'eroe di Bedford Falls, che salvò la città dal bieco Potter

Però, sarà un caso che quelle preghiere, nel film di Capra, arrivano a un misericordioso san Giuseppe (Hello, Joseph. Trouble?); così, mentre già recitavo le mie ultime preci in un auto che col suo cambio automatico andava ormai inesorabilmente alla deriva, quando come James Stewart ero al punto di finire nel fiume minaccioso dedicato guarda caso a San Giuseppe (che peraltro continuavo ad attraversare nella realtà, sapendo che le città che vedevo sullo sfondo, erano oramai solo miraggi), il mio angelo custode mi è apparso, nelle vesti di un benzinaio (Marathon, ovviamente) indicandomi l'unica direzione che mi mancava rispetto alla normale bussola, che avevo perso in tutti i sensi, avvertendomi però che sarei arrivato a casa non prima di tre quarti d'ora: a quel punto, muovevo verso l'Illinois, dopo aver preso prima rispettivamente la via per il Missouri, Michigan e l'Iowa. Va bene che sto al Nord dell'Indiana, però si tratta di Stati veri, cioè tipo Italia, Francia e Germania e passare la vigilia di Capodanno a girare il mondo vi assicuro, non è la cosa più piacevole. Quei tre quarti d'ora d'auto però mi riportavano nella zona in cui l'immaginazione e la realtà si toccano: avevo passato una prova, e la morale, era in parte nelle parole di una poesia che avevo letto proprio quel giorno.


Poco importa se al termine della mia Odissea, le vivande della vigilia erano finite nello stomaco dei Proci, che si dilettavano a guardare una partita di football. Io ero arrivato finalmente a casa.

Home, where my thought's escaping,
Home, where my music's playing,
Home, where my love lies waiting
Silently for me.




La sera stessa formulavo i miei propositi per l'anno nuovo, sicuro di due cose: né il Cielo né il cinema mi avrebbero più abbandonato, se avessi avuto fede in entrambi, in Dio e nei miei sogni, che spesso fanno spesso a gara per superarsi. Vi auguro di aver fatto buoni propositi per quest'anno e soprattutto di non averli già abbandonati. Se lo avete fatto, ricominciate da capo riformulateli meglio.

Good Night and Good Luck!

Marco






Si ringrazia la città di South Bend per essere sempre rimasta dov'era (non rivelerò mai il mio vero errore), e mi scuso con il sindaco della città se la mia storia, o avventura o metafora è avvenuta nella sua città. Ringrazio allo stesso tempo gli abitanti tutti di Mishawaka, Osceola and Elkhart per la pazienza dimostrata.




Le immagini sono tratte nell'ordine da Oh Brother, Where Are Thou? dei fratelli Cohen, da Time Travelling di Kevin Huizenga, e da It's a Wonderful Life di Frank Capra, le parole rispettivamente da It's a Wonderful Life di Frank Capra e da Homeward Bound di Paul Simon.

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