Friday, March 06, 2009

Alla ricerca di un'immagine

Le canzoni di Suzanne Vega nascono da un’immagine: che ipnotizza il suo passionate eye, fino a evocare una melodia, che poco a poco muta in una storia in versi, mai prima raccontata. Ci pensavo mentre salivo sul mio aereo diretto a Dublino.

Un uomo, basso e robusto, vestiti semplici, tratti scavati, gli occhi azzurri e sorridenti. Una testa calva e sproporzionata (che fosse un richiamo?); la moglie mi ricorda un cavolfiore bollito con gli occhiali. Lui era il bambino di tante fotografie, faccia rosea, occhi celesti e sfondo azzurro e verde; sicuramente lei aveva avuto le lentiggini. Mi è apparsa la tranquillità.

Il comandante ci informa che Sarah (Sciérah), Emma e Deirdre sono le hostess, cioè le nostre sorelle maggiori: per questo avranno cura dei nostri capricci con polso fermo. Per questo non sono né avvenenti né attempate. Aerlingus è al verde come una famiglia irlandese. Una volta a Dublino, ci salutano e fuggono via, dai loro fratellini. Ieri, la crisi ha colpito duro, il negozio vuoto dice che stanno restaurando, e non chiudendo.

Mi colpiscono le ragazze giovani: è il momento dell’Ultimate Irish Dance Style, vanno cioè le minigonne puffball e accessori vari legati al tema delle danze tradizionali. C’è la moda chiaro, ma nessuna di loro si veste allo stesso modo… ognuna (each one) avrà sempre un qualcosa di diverso, un particolare azzeccato nella gonna nella sciarpa nelle scarpe nel taglio dei capelli, che la rende diversa dalle altre (every one). E raramente con pessimo gusto. La simpatica signora che vende i suoi articoli di tweed, mi comunica che i loro cappelli in patchwork del Donegal sono fatti a mano: nessuno ha mai la stessa combinazione di colori. È il nostro modo di essere isolani, tradizionali e creativi. I colori cambiano quando mutano il sole o le nuvole. Un po’ come i paradossi di Beckett, i contrasti di Joice. Oscar Wilde li fotografava abilmente nei suoi geniali aforismi.

I libri poi sono di carta vera, i librai competenti, i clienti conoscono i classici, sanno leggere e lo insegnano ai figli. What’s your name/, chiede una signora alla cassiera. Thank you, Irma. Qui le librerie, mi dice Bernice Brannigan, non chiuderanno mai. Infatti, quelle “vere”, manco a dirlo, sono verdi dentro e fuori. E questo allontana, se non le difficoltà, almeno le ansie.

Sinèad sa che il tempo passa, che il nonno che fu bambino è saggio, che si sbaglia chi pensa il contrario: tutti, un giorno, torneranno bambini a Cork e Galway, e da lì raggiungeranno Patrick e Columba. Per il momento, si scambiano confidenze (fimmini ccu fimmini) e silenzi (masculi ccu masculi), alla sette della sera, sulla via a casa per la cena. L’ora delle Guinness in comitiva scatta più tardi. In più di un caso, incontro una ragazza che cammina da sola, e si mette a sorridere per i fatti suoi (una a Nassau St. al mattino, l’altra a Drury. Una addirittura saltella per strada, per venti metri buoni. Domando un’informazione a un passante. Grazie! La risposta, inconsueta, è No way! Oh, modo di dire irlandese?, chiedo. No, “modo di dire mio!”

Ho cercato anche ciò che un giorno eroicamente cantò Benigni. La guida del Touring è esplicita sulla difficoltà di trovare bagni a Dublino. In extremis riesco a confutare l’argomentazione al quinto piano del glorioso dipartimento che fu di Berkeley al Trinity College. Una volta dentro il prosaico loculo nobilitato dalla dicitura Gents, il manifesto di un telefono amico mi si para dinanzi: qualsiasi problema, piccolo o grande che sia, loro me lo risoveranno; il servizio è anonimo, gratuito, efficace e effettuato da amichevoli volontari. Benedetta isola, rido tra me e me: forse ho veramente in mente l’immagine giusta: vedremo.

Good Night and Good Luck

Marco

2 comments:

Prof 2.0 said...

Mi hai convinto. L'ho ascoltata. Mi piace. Passionate eye. è proprio così. in genere io uso la metafora del vampiro: andare in giro e succhiare tutto il sangue (la vita) che trovi e raccontarla!

Screwball said...

Trovati il dvd con i video di MTV e il libro di Minimum Fax e il suo sito con il suo diario. Ma guarda i video, non i concerti, ma i video.